26/10/11

Mitocondrìa


Sono così figa che mi tocca fare da testimone agli incidenti di quelli che si voltano a guardarmi.
Sono così figa che tutte le canzoni parlano di me. Anche quelle strumentali.
Sono così figa che posso mettermi quello che voglio. I vestiti non me li sceglie più mia mamma.
Sono così figa che le scarpe col tacco portano me.
Sono così figa che una volta al Louvre la Gioconda mi ha seguita con lo sguardo.
Sono così figa che non dimostro nemmeno la mia età. Siete voi a dovermi dimostrare qualcosa.
Sono così figa che se leggo un libro, Philip Roth scrive sulla fascetta Lo sta leggendo Sara!
Sono così figa che sul mio citofono c'è scritto Like.

19/10/11

Le chat écrasé


Qualche giorno fa, a pranzo con un mio ex, abbiamo parlato di quando lui di mestiere faceva la donna in una chat erotica. Pare fosse anche molto richiesto. Richiesta. Non so come accordarlo. Era più o meno l'anno 2000, queste cose andavano ancora alla grande e infatti c'era gente che ci manteneva la famiglia. 
Prima ancora, nel periodo in cui ci si doveva accontentare del telefono, anche a me era capitato di fare la donna nelle chat. Non erotiche però, ci si fermava ai preliminari. Il fegato di propormi volontaria per simulare orgasmi al telefono non l'ho mai avuto. Non per altro, non avevo ben chiaro come potesse essere strutturato l'ambiente di lavoro, quindi mi immaginavo cubicoli insonorizzati male in cui tutto l'open space avesse accesso ai tuoi mugolii e reiterati monosillabi affermativi. 
La soluzione di Altman per esempio non mi era venuta in mente.
A pensarci bene, il mio timore era anche un altro. E se mi avesse chiamato qualcuno che conoscevo? Hai voglia a fare la spunta di amici e parenti cercando di decidere chi sì e chi no, non lo puoi mai sapere.
Se non fosse completamente anacronistico, ci sarebbe da scrivere il soggetto di un film, ci sarebbe. Ma anche un corto (io sono per la sintesi). Una ragazza in affanno economico inizia a lavorare come telefonista erotica, finché un giorno le capita di riconoscere la voce che le chiede cose immonde dall'altra parte della linea. Suo padre.

17/10/11

Il ritorno dei morti incidenti


Una cosa che prima o poi farò è fotografare tutti i luoghi dove a seguito di un incidente mortale sono stati lasciati fiori attaccati ai pali, fotografie nelle buste di plastica e spesso veri e propri monumenti funebri. Il perché non l'abbia ancora fatto è che di solito ci passo in motorino e, fermandomi a fotografare, il rischio di un autoarticolato in culo non è remoto. Dopotutto, se lì già è avvenuto un incidente mortale, un motivo ci sarà.
A me piacciono i cimiteri, gli arredi cimiteriali in genere. I fiori appassiti, i lumini, il marmo, le foto che uno non mostrerebbe agli amici più intimi, prese dalla patente, ingrandite e messe lì a imperitura vergogna (la mia ansia da controllo non può convivere con questo pensiero, come si fa a riposare in pace col dubbio che i tuoi parenti più stretti non abbiano il minimo senso estetico?).
A cosa servano poi queste installazioni un po' pop, è spesso oggetto delle mie riflessioni pendolari.
C'è quest'idea che le morti violente, o improvvise, o improvvise e violente (può forse una morte violenta non avvenire all'improvviso? Non è detto però che una morte improvvisa sia per forza violenta) lascino l'anima del malcapitato vagare nuda e un po' smarrita nelle zone limitrofe. E così l'anima va un po' ingannata. Stattene qui buono, caro il mio estinto, ché ti ho messo i fiori, il lumino di padrepio, la lapide col tuo nome e la foto tessera, è qui che devi stare, capito?
Altrimenti tutti 'sti morti cercano di tornare a casa. Lentamente, barcollando, ma rischi che prima o poi ci arrivino. Le suppellettili in strada servono dunque a questo, sono una simulazione di cimitero per anime smarrite. Un cemetereality show.
Correndo quotidianamente anch'io il rischio di ingrossare lo schieramento delle anime perse per strada, coglierei l'occasione per fare qui di seguito alcune richieste:
A) No foto. A meno che non ne troviate in giro una specificamente contrassegnata con la scritta di mio pugno "foto per lapide".
B) No offerte votive. Non state a impestare il marciapiede. Basta che asportiate l'iPhone col navigatore dal luogo dell'incidente e avrete già evitato che io ritrovi la strada del ritorno. Al massimo mi fermo a infastidire qualcun altro.
C) Se proprio proprio non potete farne a meno, meglio qualcosa di sobrio, magari anche didattico, tipo una bella croce. E un numero. "Più uno".

11/10/11

Sprechiera

Io spreco

Metto i soldi nei juke-box spenti,
nei distributori vuoti di alimenti,
nei telefoni fuori servizio

Spreco

Ai piccioni do da mangiar
le noccioline dei frigobar
degli hotel a cinque stelle

Io spreco

Metto un euro nel carrello dell'Auchan
e lo lascio lì, nel parcheggio, senza catena
Senza nemmeno fare la spesa

Sono un liberatore di carrelli
Mi sembra normale, mi piace sprecare

Anche Gesù aveva le mani bucate



(se vi sembra di averla già letta, probabilmente è stato qua)

10/10/11

Leggo Mari, vedo Ghirri

















Tu non ricordi
ma in un tempo
così lontano che non sembra stato
ci siamo dondolati
su un’altalena sola.

Che non finisse mai quel dondolio
fu l’unica preghiera in senso stretto
che in tutta la mia vita
io abbia levato al cielo.

(Michele Mari - Cento poesie d'amore a Ladyhawke)
foto: Luigi Ghirri

09/10/11

La banda del bruco

Ma non solo quello (il brucomela, dico), le giostrine in generale, quelle che girano, sono in mano a una qualche mafia. Siatene certi, non potete pensare di acquistare un solo biglietto e sperare che in quell'unico giro vostro figlio prenda il codino. Devono essere minimo 4, o quanti decidono di darvene per 5 euro. Fateci caso la prossima volta.